Poco usato in quasi tutta Italia, il farro è però molto diffuso in Toscana, in particolare in Garfagnana dove si utilizza in tante ricette diverse, dall’antipasto ai dolci.

I costi di produzione del farro sono piuttosto elevati e questo giustifica il prezzo di vendita sul mercato che è più alto rispetto a quello di altri cereali.

Con il nome farro si trova sul mercato sia il Triticum dicoccum, il vero farro, sia il Triticum spelta, il cosiddetto farricello o falso farro. Il farricello, pur essendo molto simile al vero farro, non ha le stesse proprietà. Poiché vengono commercializzati entrambi con il nome di farro non è semplice distinguerli, o almeno non è semplice prima di averli cotti. Il farro spelta, può essere cotto anche senza metterlo prima in ammollo e tende a impastarsi durante la cottura, mentre il vero farro mantiene, anche a cottura ultimata, un cuore leggermente duro.

Nelle nostre confezioni abbiamo voluto appositamente  specificare nel fronte dell’etichetta la tipologia di farro dicocco o monococco, perché ci teniamo a far conoscere ed a comunicare alle persone cosa stanno realmente acquistando e mangiando. Anche se a volte pensano che all’interno della confezione di farina di farro ci sia anche quella del frutto cocco.

Il farro si può cucinare in tantissimi modi, si usa tanto in sostituzione del riso, dalle  insalate fresche ai piatti caldi.

Io che sono la ragazza dalle ricette facili oggi ho preparato per pranzo un farrotto al pomodoro e basilico, Ambra ci va matta.